GIANLUCA MANCINI ||| Dalla PROVINCIA alla SERIE A
Cronache Stories - En podcast af Cronache di spogliatoio

È il 5 dicembre 2019. La Roma sta preparando la sfida contro l’Inter a San Siro. I giallorossi sono negli spogliatoi ed Edin Dzeko scherza con Gianluca Mancini: «Attento che domani non la vedi mai, Lautaro e Lukaku non ti faranno dormire». Con quella frase, il bosniaco gli da scattare qualcosa nella testa. La carica di cui aveva bisogno. Contro i nerazzurri sarà un trionfo: Mancini è insuperabile, la Roma non subisce gol e Lautaro sbatte più volte contro quel muro, quello con la 23 sulle spalle. Una maglia che ha scelto per il suo idolo, Marco Materazzi. Uno di quelli che nel 2006 ha alzato al cielo la Coppa del mondo e che, per tanti ragazzi che adesso giocano in Serie A, è più di un modello. La prima volta in cui ci aveva parlato non aveva neanche 20 anni. Si era appena trasferito a Perugia, la prima volta lontano dalla sua Toscana, provando a diventare grande nel cuore dell’Umbria. Poca esperienza, qualche partita non proprio positiva ma un talento individuabile a occhio nudo. Pierpaolo Bisoli, l’allenatore di quel Perugia, lo schiera in difesa. Gioca alto, esponendosi a tanti rischi. E forse anche per questo, spesso, è costretto a osare. Scrive a Materazzi per chiedergli qualche consiglio. Matrix segue il Perugia, ci ha giocato per due volte, l’ultima prima di andare all’Inter. Gli dice: «Continua così, sei giovane ed è normale che, vedendoti come una promessa, sei anche il primo a cui vengono date le colpe. Ma stai andando bene». Dopo quel confronto con il suo idolo, Mancini resta fuori qualche partita, prima di non lasciare mai più il campo. Il suo viaggio è appena iniziato. Al centro della difesa della squadra di Bisoli, il suo primo tecnico tra i professionisti.